Darwiniana (Amos Edizioni, 2015)
Collana diretta da Michele Toniolo
In queste regioni, dove la densità della popolazione supera a volte i 1000 per chilometro quadrato, mi sono reso conto in pieno del privilegio storico ancora proprio dell’America tropicale (e fino a un certo punto dell’America intera) d’essere rimasta, del tutto o relativamente, vuota di uomini. La libertà non è un’invenzione giuridica né un tesoro filosofico, proprietà esclusiva di civiltà più valide di altre, perché sole capaci di produrla e preservarla. Essa risulta da una relazione oggettiva tra l’individuo e lo spazio che occupa, tra il consumatore e le risorse di cui dispone. E non è del tutto sicuro che questo compensi quello, e che una società ricca, ma troppo densa, non si avveleni di quella densità, come quei parassiti della farina che arrivano a sterminarsi a distanza con le loro stesse tossine, molto prima che la materia nutritiva venga meno.
Claude Lévi-Strauss,
Tristi tropici
RESIDENCE ORCHIDEA
Abitare edifici
annaffiando piante tropicali
in vaso, olivi in giardino,
rari esemplari di vegetazione
campestre e pedemontana.
Popolare terrazzi di stendini
orientando parabole
per privati lucenti
televisori lcd,
e le parole freddine la sera
d’estate coi vicini.
Scavare fosse
allargare le fosse
e seppellirvi fondamenta.
Poi germogliano i debiti
ogni fine del mese incontenibili
come liane, bellissimi fiori
infestanti e carnivori.
INVISIBILE
Diventare invisibile.
Non per sempre, solo quando si vuole.
Stare nelle stanze dove c’è gente
era il suo sogno da bambino.
Vegliarla abbracciata ai ginocchi
mentre dorme, e ascoltarla respirare
con l’orecchio alla bocca.
Guardarla scrivere parole
avvalorate a mezza voce.
Perciò ha sofferto perché
non si poteva realizzare.
Ma la crescita è certa,
certo che i desideri realizzati
nascono male, handicappati.
Da adulto ha assistito impotente
a quelli che l’hanno
saltato quando stava in una fila,
a quello che ha invitato gli altri,
a quella che non lo vedeva
quando la corteggiava.
Diventare invisibile
ora sa, non è questa gran cosa.
Quello che succede veramente
ha luci e ombre.
L'ULTIMO UOMO SULLA LUNA (l'amaro)
Bambino immagino il trentenne
adulto sposato con figli,
una bella casa e la macchina
beh, la macchina un vero bolide.
La posizione di chiaro prestigio,
gli obiettivi raggiunti,
avendo rimediato alle magagne,
agli ingenui errori veniali,
le mancanze dei genitori.
Risanato il peccato originale
scongiurando per sempre la miseria,
adeguato la specie
al tempo generoso che verrà.
Guardo indietro e mi confondo.
Un dubbio mi strizza l'occhio
e non sono sicuro che scherzi.
Sarebbe stato meglio il contrario:
che mia madre mi avesse insegnato
non a finire nel piatto per primo l'amaro
per gustare poi il premio del buono,
ma come affrontare da sazio
tutto l'amaro alla fine.
SOLIDARIETA' EQUA
Quanta fatica si fa,
che insofferenza a guardare
senza astuzie criminose
il sangue e le lacrime degli altri,
tutto quello che non viene
dal nostro dolore
o quello dei nostri cari.
Che noiosa l’attesa formale
di fuori a porte socchiuse
per riguardo nella penombra.
Mica ci si può dar pena
per tutto. Non è sano, non conviene.
Non farli sentire soli
costa quasi niente e li lega a un debito.
Vedi mai
uno dopo l’altro alla fine
che ti ritrovi ad avere
messo da parte una fortuna.
UN BAGLIORE DI CORPO ILLUMINATO
Un bagliore di corpo illuminato
prima rischiara i muri
i tessuti e i vetri, poi i trucchi
fatti da sera, poi fuori l’asfalto,
gli alberi in corteccia dove si annidano
insetti ghiacciati, vite minute.
Un lampo:
e il buio si raddensa.
Più fondo che prima, più prepotente.
Da chiedersi se davvero è accaduto.
Una traccia mobile d’opale
come una vescica mi trascina
a corpo morto dentro le piante,
in fondo alla terra dove
dormono le formiche, dentro la roccia
e fuori. All’aperto.
Lontano da casa per tornare.
CINQUE A.M.
Tutti i quotidiani del mattino
sono già per strada
con il loro carico di cronaca
nera politica e meteo.
Io mi arrotolo di nuovo nel piumino.
Mi giro dall’altra parte
aspettando di sentire
la sveglia in ogni minuto.
La deve finire, la finirà
prima o poi: io sono vivo mi dico,
e come vivo sogno:
l’erba matura ma non troppo alta,
il fiume gli alberi fluidi nei campi,
il vento che tutto mi porta
lì davanti: gli odori le voci lontane,
le nuvole davanti alle montagne
poi oltre. Poi via.