Il consumatore infelice ha occhi grandi, ciglia lunghe, un portamento fiero, un'innata distinzione, è molto attento, corre veloce verso gli obiettivi per scoprire che sono obiettivi di altri.
Dove si muove la terra diventa soffice, è un invito.
Vuole visitare le Galapagos per un contatto autentico e primordiale con la Natura e per farlo prende un taxi, un minivan, dodici scale mobili, tre aerei, una nave e un gommone, quando appena dietro casa ci sono ettari di bosco che non conosce.
Pensa che leggere sia noioso e praticamente inutile, poi scrive poesie sull'amore, il senso della vita, sullo scempio della caccia alle balene.
Pensa che la vita, come ha letto in una poesia di tanti anni fa*, sia una giostra che gira, e giro dopo giro ti fa ridere sempre meno, ma da cui non puoi scendere.
Ricorda tutto, ma ha scattato e archiviato decine di migliaia di foto per poter dimenticare.
Il consumatore infelice ha un blog, in cui raccoglie scupolosamente frammenti come testimonianza – informale, saltuaria e senza coerenza – dello spaesamento in cui vive e scrive.
*Andar fòra da l'inverno senza neve, in Resoconto su reddito e salute.
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